Abstract
“Quaderni del Vittoriale”. Nuova serie, n. 5
Claudia Salaris ci propone un confronto tra Gabriele d’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, due personalità controverse ma imprescindibili per il panorama artistico contemporaneo. Separati anagraficamente solo da tredici anni di età, hanno rappresentato in Italia e in Europa l’immagine dell’autore nuovo, nazionalista e cosmopolita insieme, consapevole e amante delle nuove possibilità offerte dal mondo moderno. Simili nelle passioni, nella formazione e nell’aspetto, si sono entrambi cimentati nella politica e nell’invenzione letteraria, tra influenze ma anche tra distacchi, accuse e critiche reciproche. Nel saggio vediamo l’evoluzione dei rapporti tra i due personaggi passando anche attraverso l’esperienza di Fiume e la deriva fascista italiana che trasformò queste rivoluzionarie personalità nel fiore all’occhiello del regime.
Claudia Salaris proposes a comparison between Gabriele d’Annunzio and Filippo Tommaso Marinetti, two controversial but cardinal personalities for the contemporary art scene. With only 13-years age difference, they both have represented among Italy and Europe the figure of the new author, nationalist and cosmopolitan at the same time, aware of the new possibilities given by the modern world. Similar in their passions, education and also in the appearance, they both dealt with politics and literary inventions by influencing and criticizing each other at once. In this essay we follow the development of the relationship between these characters, also by passing through the Fiume experience and the Italian Fascist drifting, which transformed these revolutionary personalities in the jewel in the crown of the regime.
Attraverso lo studio dell’elaborazione di un testo teatrale certo singolare come il Sogno d’un tramonto d’autunno, il saggio indaga i procedimenti raffinatissimi attraverso cui la scrittura drammaturgica dannunziana assorbe nella propria trama fantastica stimoli e suggestioni della più inquieta storiografia tardo-positivistica, là dove l’erudizione diventa storia della cultura. Ciò che si realizza nel concreto dell’operazione testuale è una metamorfosi densa di motivi antropologici della storia in leggenda, che coinvolge un riferimento multiplo e ramificato allo Shakespeare di “Antonio e Cleopatra”, tra dramma storico e romance. E l’idea di leggenda si rivela coerente e funzionale al progetto dannunziano di un nuovo teatro di popolo: anche se non corrisponde a una verità fattuale, la leggenda è la forma che della storia costituisce l’archeologia, quasi la verità inconscia, illuminandone le immagini oniriche di una vita inimitabile e tuttavia esemplare, così come si determinano e si costituiscono “nel culto delle masse”.
Studying the elaboration of a peculiar theatrical text as it is the Sogno d’un tramonto d’autunno, the essay analyses the refined procedures through which the dramaturgic writing of d’Annunzio absorbs in its fantasy plot the hints and suggestions from the most disturbing late-positivistic historiography, where erudition becomes history of culture. In fact, what it’s realised in the textual composition, is a metamorphosis, dense with anthropological implications, from the history to the legend, that involves a multiple branched out reference to the “Antonio and Cleopatra” by Shakespeare, between historic drama and romance. The idea of the legend is coherent and functional to the Poet’s project of a new theatre for the people: even if the legend does not correspond to an objective truth, it is the form through which the archaeology builds the history, its unconscious reality that enlightens the dreamlike images of an inimitable but remarkable life, as it is established by the “mass culture”.
Gabriele d’Annunzio nel corso della sua vita utilizzò in particolare due tipologie di sestine: la sestina lirica, chiamata “provenzalesca” dal Poeta, tipica della produzione letteraria di Petrarca e ripresa in molte opere giovanili e tarde da d’Annunzio, e la sestina narrativa, definita “metro poltrone” nel Tommaseo-Bellini, sperimentata soprattutto nell’ultimo periodo del Vittoriale, poco usata fino ad allora ai livelli alti della cultura letteraria italiana tra Otto e Novecento. Il saggio ci mostra le motivazioni della scelta di una forma metrica rispetto all’altra e le riflessioni di d’Annunzio sul loro utilizzo, con citazioni di testi, riferimenti a Petrarca e al cosiddetto “maestro avverso” contemporaneo, Giosuè Carducci.
Throughout his life, Gabriele d’Annunzio utilized two peculiar type of sestet: the lyrical sestet, called “provenzalesca” by the Poet, typical of Petrarca’s literary production and reused by d’Annunzio for his own works, and the narrative sestet, defined as “metro poltrone” by Tommaso-Bellini, experimented in the latest period of the Vittoriale and rarely employed by the leading figures of the Italian literary culture between the 19th and the 20th century. The paper, using cites and references to Petrarca and Carducci, the contemporary so called “adversary teacher”, displays the reasons behind the choice of a metric form instead of another and the considerations d’Annunzio has made about their utilization.
Già nell’agosto del 1900 d’Annunzio annuncia la sua intenzione di intitolare i primi tre libri del suo nuovo progetto poetico alle Pleiadi: Merope, Maia e Alcione. Se per le prime due sorelle il Poeta riprende coerentemente il racconto mitologico e si lascia influenzare per il contenuto del libro a ciascuna intitolato, per Alcione la situazione si modifica: la figura della terza sorella, infatti, si scinde in due entità distinte. Enrica Gambin, con il suo saggio, ci racconta le due Alcioni presenti nella mitologia classica e di come queste entrarono a far parte del capolavoro poetico di un d’Annunzio che le accostò fino quasi a confonderle.
D’Annunzio had already announced in the August of 1900 his intention to entitle the first three books of his new poetical project to the Pleiades: Merope, Maia and Alcione. Whereas the Poet, writing the first two works, recovers the specific mythological tale of the two sisters, and he’s influenced by it, things are different for Alcione: the third sister’s figure, in fact, splits into two separate entities. Enrica Gambin, in her paper, writes about the two Alcioni of the classical mythology and explains how they took part in the poetical masterpiece of d’Annunzio, who put them together to the point that he almost confuses them.
L’acquisizione di carte e minute autografe di alcune liriche di Alcyone rimaste finora inedite, fornisce il pretesto all’autrice per alcune nuove considerazioni, allo scopo di una futura messa a punto dell’edizione critica della celebre raccolta di poesie.
Grazie allo studio di queste carte si è potuto risalire al processo creativo di d’Annunzio e in alcuni casi anche al dato cronologico preciso della loro composizione. Per ognuna delle quindici liriche qui trattate sono annotate le nuove informazioni acquisite, le correzioni e i ripensamenti delle stesure provvisorie, paragonati alle scelte compiute poi nel testo definitivo.
The acquisition of documents and autograph drafts of some still unpublished Alcyone’s lyrics gives the author the pretext for new considerations, with the purpose of a future tuning of the critical edition of the famous poems’ collection. Thanks to the study of these documents it has been possible to reconstruct d’Annunzio’s creative process and, in some cases, also the accurate chronology of their composition. For each of the fifteen lyrics here analysed, are reported the new info acquired, the corrections and the reconsiderations of the drafts, all of these compared to the choices made in the definitive version.
Henry Thode, dopo la sua improvvisa fuga dall’Italia allo scoppio della guerra, lasciò a Cargnacco l’enorme patrimonio di stampe e immagini che erano state il suo strumento di lavoro da storico dell’arte. D’Annunzio, dopo l’acquisto della villa, conservò e ampliò a sua volta questa preziosa collezione, lasciando così ai posteri il fondo fotografico che troviamo oggi nel Vittoriale. La raccolta in questione comprende produzioni dei maggiori protagonisti della storia della fotografia specializzata, che riprodussero opere d’arte e architetture, in supporti di vario formato e con diverse tipologie tecniche. Il progetto di riordino si pone come obiettivo il censimento, la digitalizzazione e la schedatura informatica del fondo, per la formazione di una banca dati che possa essere di riferimento per interessanti spunti di ricerca.
Henry Thode, after his sudden escape from Italy at the beginning of the Great War, left in Cargnacco a huge amount of prints and images that had been his work tool as an art historian. D’Annunzio, after acquiring the villa, kept and increased, in turn, this precious collection, giving to posterity the photographic fund we admire at the Vittoriale nowadays. It includes the productions of the most important characters in the field of specialized photography, who reproduced artworks and architecture elements, on supports of various sizes and with different typologies of techniques. The aims of the reorganisation project are the inventory, the digitalisation and the informatic cataloguing of the fund, in order to create a data base that will be the starting point for future researches.
Il saggio va ad inserirsi nel contesto di un progetto didattico sul tema del collezionismo dannunziano all’interno di tutto il complesso del Vittoriale, rivolto agli studenti del liceo scientifico “Nicolò Copernico” di Brescia. Questa attività di ricerca è stata svolta sotto la direzione di Rossana Cerretti, che qui ci presenta un estratto del lavoro su due stanze della Prioria: lo scrittoio del Monco e la stanza del Lebbroso. Scopriamo in questo modo le fonti, i rimandi, gli innumerevoli e possibili significati degli oggetti negli accostamenti eterogenei che d’Annunzio stesso curava. Indaghiamo il significato degli arredi collezionati o commissionati, delle opere d’arte e dei motti che affollano le due stanze.
The paper is part of a didactical project, addressed to the students of the scientific high school “Nicolò Copernico” in Brescia, that explores d’Annunzio’s activity as a collector inside the complex of the Vittoriale. The research operation has been developed under the direction of Rossana Cerretti, who in this essay presents an abstract of the work concerning two rooms of the Prioria: the Scrittoio del Monco and the Stanza del Lebbroso (Leper’s room). Thanks to her analyses, it is possible to know the sources, the references and the countless possible meanings of the collected or commissioned furnishings, of the artworks and of the mottos that crowd the two rooms.