Abstract
“Quaderni del Vittoriale”. Nuova serie, n. 8
Il saggio si propone di mostrare, attraverso le analisi compiute nel secolo scorso da alcuni autori, francesi e non, come la critica si sia indubbiamente divisa nel fornire una valutazione ed interpretazione dell’opera e del personaggio di d’Annunzio. Per molto tempo associato al Fascismo, al punto da considerarne un precursore, e all’idea effimera e superficiale dell’esteta lascivo, il poeta ha recentemente conquistato una nuova dimensione, quale autore complesso, degno di nuova considerazione e di una rivalutazione.
The purpose of the essay is to demonstrate, through the analyses of some French and non-French authors of the 20th century, how the critics divided on the assessment and interpretation of d’Annunzio’s production and personality. He was long considered an associated and precursor of the Fascism, and a superficial, ephemeral aesthete. Recently, the poet achieved a new dimension as a complex author worthy of consideration and re-evaluation.
Il processo per la messa all’Indice dell’opera di d’Annunzio passa attraverso la relazione formulata dal frate cappuccino Checchi, che illustra punto per punto le colpe del poeta e le motivazioni che dovrebbero spingere la Congregazione a emettere una sentenza di condanna nei confronti dell’autore. L’empietà e l’immoralità della produzione dannunziana sono causa di corruzione per la classe nobile, quella storicamente più devota al papato, e insidiano la coscienza del “popolo”, più sensibile alle tentazioni terrene.
The trial to put d’Annunzio’s literary work on the Index was influenced by the report written by the Capuchins monk Checchi, who displayed step by step the faults of the poet and the reasons that should persuade the Congregation to condemn the author. According to the monk, the impiety and immorality of d’Annunzio’s literary production cause the corruption of the noble class, the one most devoted to the Pope throughout history, and divert people’s conscience, more sensitive to worldly temptations.
La stesura del Martyre de saint Sebastien viene preceduta da un intenso lavoro preparatorio, che d’Annunzio compie dopo aver ripiegato in Francia in cerca del “volontario esilio”. L’opera viene accolta freddamente nel Paese ospitante e approda in Italia per la prima volta solo nel 1926, quindici anni dopo il debutto francese, suscitando un entusiasmo iniziale destinato a scemare. Il saggio illustra come il vero successo del Martyre nasca sul finire del XX secolo, anche grazie alle rielaborazioni sceniche ed alla decisione di restituire all’opera il suo carattere “collettivo”, con il contributo fondamentale di diverse personalità artistiche.
The writing of the Martyre de saint Sebastien is preceded by an intense research work that d’Annunzio operated after he had withdrawn to France, looking for a “voluntary exile”. The opera was not well received there, and it would have been presented in Italy only in 1926, fifteen years after the French debut, by arousing an initial enthusiasm meant to wane. The essay illustrates how the Martyre true success began at the end of the 20th century, thanks to the scenic re-adaptations and the decision to restore its “collective” organization, based on the fundamental collaborations of various artistic personalities.
È il poemetto di un giovane d’Annunzio ad aprire il saggio che si propone di analizzare la relazione tra il poeta e i suoi compagni degli anni romani, per illustrare la dimensione culturale in cui questi giovani scrittori in erba si sono formati e a cui sono debitori. Attraverso una presentazione attenta, vengono sottolineate l’indole artistica di ciascuno di loro, da Scarfoglio a Zenatti a d’Annunzio stesso, ed il legame reciproco, che continuerà ad emergere nelle produzioni future di questi artisti.
The paper begins with a sonnet written by a young d’Annunzio and its intent is to analyse the relationship between the poet and his college fellowship during the roman years. The purpose is to outline the cultural dimension in which these young artists have grown and whose they are debtors. An accurate presentation explains the artistic inclinations of each one, from Scarfoglio to Zenatti to d’Annunzio himself, and the strong bond between them, that will continue to emerge in their future productions.
Il ritrovamento, presso il Museo Storico Navale di Venezia, di alcune lettere indirizzate da d’Annunzio a Bisio, l’ingegnere ideatore del MAS, permettono di fare luce su alcuni dettagli del rapporto, rivelatosi stretto e confidenziale, tra i due interlocutori. Il fondo letterario ha permesso, inoltre, di completare quasi interamente il carteggio tra i due e di aggiungere alcuni dettagli, finora sconosciuti, riguardanti l’affetto che il poeta continuò a nutrire per Venezia anche negli anni successivi all’impresa fiumana, e che durò fino alla prematura scomparsa dello stesso Bisio.
An important discovery occurred at the Museo Storico Navale di Venezia: it is about some letters written by d’Annunzio and addressed to Attilio Bisio, the engineer who designed the MAS. This retrieval allows to clarify some details about their relationship, that seemed to be very intense and confidential. The literary fund consents to almost entirely supplement the correspondence between the two interlocutors and to specify some previously unknown details about the affection the poet continued to have for Venice, even consequently to the Fiume endeavour, that lasted until the premature passing of Bisio himself.
Il saggio si apre con un approfondimento sulla devozione di d’Annunzio per la figura di San Francesco, il santo che ispirò il nome ed i dettagli di numerose parti del Vittoriale e che svolse un ruolo chiave nella vita del Poeta. Il legame con questa figura si incrinò dopo gli aperti scontri con alcune personalità del mondo cattolico, che ripudiavano l’interpretazione personalistica ed eterodossa che d’Annunzio fece del santo. Nonostante la cesura dei rapporti con il mondo francescano, viene preservata la presenza di alcuni elementi, quali ad esempio l’appellativo “Magister de vivis lapidibus”, dapprima scelto per sé stesso ed in seguito attribuito a Maroni.
The essay begins with the explanation of the devotion d’Annunzio had for the figure of San Francesco, the saint who inspired the denomination and details of numerous parts of the Vittoriale and had a key role in the life of the Poet. Following the open conflict with some Catholic world’s personalities, who repulsed the personalistic and heterodox interpretation d’Annunzio had made of San Francesco, the bound with this figure deteriorated. Despite the interrupted dialogue with the Franciscan world, the presence of various elements, such as the denomination “Magister de vivis lapidibus”, initially chosen by the poet for himself and later assigned to Maroni, was preserved.
Il “Museo d’Annunzio eroe”, che recentemente ha sostituito il nome di “Museo della Guerra”, ha acquisito alcuni importanti cimeli provenienti dalla collezione dell’ambasciatore Alberto Benedetto Spada. Il saggio si propone di esaminare nel dettaglio gli oggetti del suddetto fondo, di cui fanno parte notevoli documenti e pezzi pregiati che il Poeta ricevette o donò ad amici, compagni d’arme ed amanti. Tra gli elementi presenti si possono trovare diversi pugnali d’onore, daghe arricchite di pietre preziose, bandiere, gagliardetti, ritratti e lettere autografe.
The “Museo d’Annunzio eroe”, previously called “Museo della Guerra”, has acquired some relevant memorabilia from the collection of the ambassador Alberto Benedetto Spada. The paper’s intent is to accurately examine the objects belonging to the aforementioned collection, included notable documents and refined pieces the Poet received or gifted his friends, comrades and lovers with. Among the great number of mementos, there are various daggers and poniards enriched with precious stones, flags, vessels, portraits and autographed letters.