Gabriele d’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo alle 8 della mattina da Francesco Paolo Rapagnetta d’Annunzio e da Luisa De Benedictis. Gabriele è il terzogenito di cinque fratelli: lo precedono Anna e Elvira e lo seguiranno Ernesta e Antonio. Il padre fu adottato da uno zio e ne assunse il cognome, d’Annunzio, che trasmise ai figli. Pertanto Gabriele non alterò mai i suoi dati anagrafici, come è stato riportato spesso erroneamente. Particolarissimo è il rapporto che Gabriele instaura con la madre, quasi mistico, un amore unico: “ella m’aveva fatto a somiglianza d’una imagine velata dell’angelo del mio nome”.
Nel 1874 il padre decide di iscrivere Gabriele al Reale Collegio Cicognini di Prato, costoso convitto toscano, dove si distingue negli studi classici e per essere diventato tra i compagni un piccolo “capo”, pronto a battersi contro la rigidità delle regole del collegio. Nella casa natale Gabriele tornerà solo nei periodi estivi ed è proprio in queste occasioni che nasce la sua passione per i luoghi tra la pineta e la sabbia (la Versilia e la Landa in seguito).
A soli sedici anni, biondo e ricciuto (perderà la chioma in un duello a vent’anni), pubblica la sua prima raccolta di poesie e traduzioni, Primo vere, omaggio a Giosue Carducci, il “maestro avverso”, che non lo seppe mai comprendere.
Nella primavera del 1881 – esattamente il 15 aprile – incontra a Firenze Giselda Zucconi, la “Lalla” evocata nelle poesie di Canto novo (1882). Gabriele scrive alla giovane fanciulla lettere su lettere, mettendo già in pratica la futura tecnica per i suoi amori ormai leggendari. Nel frattempo si è traferito a Roma gettandosi “con avidità pazza nel turbine dei piaceri”, ma contemporaneamente lavora alla correzione delle bozze del suo volume di novelle Terra vergine (1882).